Antica Farmacia Incurabili

      Un breve ma intenso itinerario per conoscere storia, scienza ed alchimia delle arti sanitarie della Reale Casa degli Incurabili, edificato nel 1521 per opera della beata Lorenza Longo, affetta da una forma di artrite reumatoide giovanile, ristabilita fece voto di guarire ammalati rifiutati da altri nosocomi. Dopo anni di oblio è stata recuperata la fornitissima e caratteristica farmacia settecentesca che fungeva anche da laboratorio, realizzata da Bartolomeo Vecchione.

      L'ospedale si trova nella parte alta del decumano superiore di Neapolis, a poca distanza dal teatro romano di Nerone con 600 posti all'Anticaglia e dalle suore di clausura delle Trentatrè dal ricordo degli anni di Cristo e dal numero massimo che poteva ospitare il convento, anch'esso voluto da Maria Lorenza Requenses giunta a Napoli per seguire il marito, Giovanni Long, italianizzato Longo funzionario di Ferdinando II d'Aragona, nel 1483.

      La facciata principale del nosocomio, tuttora in piena attività, è caratterizzata dal grande portone in piperno. Sulla sinistra, due fontane, la Cappella di Santa Maria Succurre Miseris a destra, una rampa a due scale, di cui una ellittica, mirabile esempio del barocco-roccocò napoletano con al centro un busto di Maria Longo che conduce alla farmacia.

      La spezieria è formata da un gran salone e un'antisala. I finestroni e l'arredamento dei locali con mobili, vasi, specchiere, intagli, dipinti e maioliche richiamano lo stile rococò. Alle pareti le scaffalature sono di legno di noce intagliato, decorato, al centro della sala il tavolo di radica opera dell'ebanista Agostino Fucito. Sulle mensole duecentoquaranta albarelli e idrie farmaceutiche i tipici contenitori da farmacia, decorati a chiaroscuro turchino, molti dei quali con lo stemma dell'opera pia ospedaliera. Nelle vetrinette dorate sono conservate coppe, boccette per contenere preparati di pomate, unguenti e prodotti galenici e chimici.

      Nella farmacia vera e propria, Museo delle Arti Sanitarie, com'è citata nelle guide, il salone rettangolare rivestito anch'esso di un prezioso stiglio di noce, opera sempre di Agostino Fucito, diviso in scaffalature e vetrine, lampadari attribuiti a Giuseppe Massa, un busto di marmo del Reggente degli Incurabili Antonio Maggiocca che fece costruire la farmacia. I sei piani della scaffalatura sono ornati da lesene con ricchi capitelli. I vasi policromi che contenevano i farmaci sono in gran parte di maiolica e porcellana con scene bibliche ed allegorie delle virtù e delle stagioni firmati dai maestri Lorenzo Salandra e Donato Massa, decoratore del chiostro maiolicato di Santa Chiara e risalgono al XVIII secolo. Ricchissimi i tre fondali delle vetrine di legno dorato e scolpito, sui quali sono esposti bottiglie e bicchieri di vetro di Murano e di Boemia o di artisti napoletani in alcuni di questi si trova ancora qualche residuo di liquido medicamentoso e numerosi vasi policromi. Mortai ed alambicchi, strumenti chirurgici, libri e disegni di anatomia che illustrano le pratiche operatorie, straordinarie vicende dell'Ospedale del reame e raccontano la storia della Scuola Medica Napoletana con sale, intitolate a luminari del panorama scientifico dell'epoca da Domenico Cotugno, al quale è stato dedicato il più grande ospedale di malattie infettive del Mezzogiorno a Domenico Cirillo, professore di botanica e patologia medica presso lo stesso ospedale a Giuseppe Moscati, il medico dei poveri fatto santo da papa Giovanni Paolo II nel 1987 e venerato nella chiesa del Gesù Nuovo.

      “ In queste vecchie corsie d'ospedale – ha scritto il prof. Gennaro Rispoli, primario chirurgo, emerito studioso e direttore del Museo Arti Sanitarie - accanto ad opere d'arte si dedicarono volontari e benefattori per la cura e il recupero dei pazienti. Fiorì inoltre una cultura medica che partendo dalla lezione ippocratica e dallo sperimentalismo razionale coniugò umiltà, moderazione, rigore e intuito meritando il nome di “scuola”.

      



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Napoli, 27/04/2015 ore: 22.59