L'uovo di Virgilio
sull'isola di Megaris
 | Il più antico di Napoli, Castel dell'Ovo, sorge proteso sul mare, sull'isolotto di Megaride. Non si hanno notizie precise sulla prima edificazione, ma si sa che già nel nono secolo, sull'isoletta esisteva una fortificazione scavata nel tufo.
I Normanni potenziarono la fortezza e ne fecero la loro reggia; in quel periodo il castello prese il nome di Normandia. Incerta l'origine dell'appellativo del maniero: secondo alcuni deriverebbe dalla forma ovale della struttura per altri si legherebbe a una delle leggende su Virgilio che vi avrebbe nascosto, in una gabbia, un uovo magico a cui sarebbero state legate le sorti della costruzione. |
Nel 1370 alla notizia che l'uovo era andato in frantumi, si determinò enorme panico tra la popolazione tanto che la regina Giovanna fu costretta a dichiarare solennemente che l'uovo era stato sostituito, che i "poteri magici" erano stati ristabiliti e che perciò i sudditi non avevano più nulla da temere.
Sull'isoletta di Megaris, occupata in età classica da una parte della villa di Lucullo e poi sede di un cenobio basiliano, le prime fortificazioni sorsero in età prenormanna, anche se il castello vero e proprio si deve ai normanni e a Federico II.
Durante la dominazione sveva il castello venne ulteriormente fortificato. Ma furono gli angioini ad ampliare di molto il maniero aggiungendo altre fabbriche a quelle esistenti e l'isolotto assunse l'aspetto di una cittadella cinta da mura protettive.
Il castello oltre ad avere una funzione difensiva fu anche luogo di prigione. Ospitò, dietro le sbarre, fra le sue mura l'ultimo imperatore d'Occidente Romolo Augustolo.
Gli Angioini vi relegarono il figlio di Manfredi di Svevia e, successivamente, vi rinchiusero la principessa d'Acaja, alla quale era stato imposto il matrimonio con un figlio di re Roberto che ella non volle mai consumare; le autorità ecclesiastiche vi fecero rinchiudere il filoso Tommaso Campanella. Fu trasformato stabilmente in carcere nel diciannovesimo secolo accogliendovi numerosi giacobini, carbonari e liberali.
Superato il pontile da via Caracciolo, illuminato con i lampioncini a gas, si entra nel fortilizio dove si ha subito una sensazione di isolamento dal caos cittadino. Suggestiva la Torre Maestra, le celle dei monaci scavate nella roccia; la sala che probabilmente ospitò il refettorio dei cenobiti, dove si trovano cinque filari di colonne appartenenti alla villa del patrizio romano Lucio Licinio; il carcere della regina Giovanna, la torre chiamata Normandia e un torrione circolare; i ruderi della chiesa del Salvatore i loggiati risalenti all'età gotica e aragonese.
Dalle terrazze, si gode una vista incantevole del golfo; da Posillipo alle isole, dal Vesuvio alla costa sorrentina. All'inizio del secolo sulle terrazze del castello si davano piacevoli spettacoli di varietà che a volte duravano l'intera notte. Oggi il maniero ospita mostre d'arte, manifestazioni culturali e convegni di interesse nazionale ed internazionale.