Monorotaia Fiordo di Furore

      Il fiordo di Furore, incastonato in una magnifica insenatura, a poca distanza da Amalfi, sarà finalmente percorribile a bordo di una monorotaia che collegherà la parte alta del paesino con il mare.

      L'idea di costruire il Furore Express, è stata di Raffaele Ferraioli, presidente della Comunità Montana, Penisola Sorrentina. Costo dell'impresa poco meno di 90mila euro e il trenino può trasportare fino a cinque quintali di persone o cose. Tempo di percorrenza otto minuti, attraverso una natura ancora selvaggia con un'architettura fatta di case aggrappate alla roccia che sfociano in un mare color smeraldo, terra delle sirene che ammaliarono Ulisse e i viaggiatori del Gran Tour.

      L'angolo di paradiso, poco frequentato dai turisti del mordi e fuggi, si trova a meno di sei chilometri di scenografiche curve da Amalfi. Il paesaggio è dolomitico e il mare, da qui, era raggiungibile solo con una lunga scalinata costruita ai tempi della Repubblica marinara. Ora con il nuovo impianto, mutuato dai nastri trasportatori dell'alta montagna e in esercizio nelle Cinque Terre (Liguria) sarà più agevole il percorso dei turisti e delle merci dei quattordici vigneti disseminati lungo il tragitto che ricorda paesaggi nordici della Norvegia e della Scandinavia dove hanno sviluppato un turismo di elite in fattorie storiche fra foreste e fiordi.

      Furore, arroccato sulle pendici dei monti Lattari nel comune di Agerola, conta 750 abitanti. Singolari i nomi delle contrade: Gatto, Ciuccio, Cicala. Da 650 metri di altitudine la rapida con una pendenza del 70/80 per cento finisce nel mare, in cui era ubicato un porticciolo della Repubblica di Amalfi.

      Le prime notizie certe che si hanno dell'insediamento abitativo, indicano Furore come un semplice casale della Regia città di Amalfi. Il suo nome, verosimilmente, gli doveva derivare dal fiordo della sua Marina. Furore emerge dal completo anonimato con la compilazione del catasto carolino del 1752 che restituisce l'immagine di una piccola comunità costiera sparsa sul territorio, priva di terreni coltivabili e scarsamente abitata. Forse per questo motivo, alcuni sostengono che i primi abitanti fossero dei fuoriusciti di Amalfi, mandati in esilio, in un luogo inospitale.

      La contrada, per la sua particolare conformazione fisico-geografica era una roccaforte inattaccabile anche al tempo delle incursioni saracene. I suoi abitanti dediti alla pastorizia ed all'artigianato.

      Il Fiordo, unico in Europa occidentale, ha rappresentato un porto naturale, nel quale si svolgevano fiorenti traffici e si svilupparono le più antiche forme di attività dalla pesca alle industrie: cartiere, mulini alimentati dalle acque del ruscello Schiatro che scendeva dai Monti Lattari.

      Costruita la carrozzabile della Costiera amalfitana, in epoca borbonica, una delle strade panoramiche più famose del mondo, il traffico attraverso il fiordo si ridimensionò e, nel tempo l'ameno luogo fu abbandonato e invaso da terriccio e sterpaglie. La vegetazione nel vallone si va diradando e tra le rocce nude sorgono qua e là cespugli e cespi di agavi.

      Lo stemma dell'antica Terra Furoris Universitas è rappresentato da uno scudo raffigurante una colonna d'oro in campo azzurro. Lo storico Matteo Camera definisce i Furoresi cittadinio "laboriosi e manierosi", dotati di "forte tempera". Numerosi sono, infatti, i centenari e fra questi si ricorda un certo Jorlandino Merolla che visse fino all'età di 125 anni.

      


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Napoli, 16/01/2013 ore: 19.47