Sagra dei Gigli

      Ogni 20 Giugno, la Festa dei Gigli, una ritualità che si rinnova da oltre 15 secoli, nella cittadina di Nola, a pochi chilometri da Napoli.

      Otto obelischi creati con legno, gesso, cartacce di giornali, alti 25 metri, vengono trasportati insieme con i pinnacoli, da gruppi di 140 persone che dedicano a San Paolino la devozione e lo sforzo nell'accollarsi il peso dei circa 40 quintali della "macchina da festa". I "cullatori" che hanno il privilegio di sostenere i Gigli esibiscono con disinvoltura ed orgoglio, il segno del peso sopportato : il "callo di San Paolino", una escrescenza che si forma tra il collo e la spalla e che per asportarla bisogna ricorrere ai ferri del chirurgo.

      Un'allegria talvolta pretesa, un'ammirazione che invece è sempre autentica ed esplode in grida quando il giglio, nonostante il suo peso, riesce a ballare con armonia, a girare su sè stesso nei vicoli, per la bravura dei cullatori, al suono di marcette intonate con grancasse, tamburi e trombe, tra l'incitamento della folla che lancia confetti, fiori, coriandoli e improvvise velocissime danze in piccoli cerchi dinanzi allo stelo che avanza.

      La leggenda vuole che al ritorno dalla prigionia del Vescovo Paolino, il popolo di Nola lo accogliesse con i fiori raccolti nelle campagne e, alla testa dei gonfaloni delle corporazioni di mestieri, lo scortasse dalle rive di Oplonti (attuale Torre Annunziata) fino alla sede vescovile.

      Paolino nato a Bordeaux, fu battezzato a 36 anni, sposato con Terasia dalla quale ebbe un figlio morto otto giorni dopo, nel 393 decide di abbandonare la vita pubblica, costellata di onori e ricchezze, per quella monastica. Deportato in Africa, dopo molte vicissitudini fu liberato e fece ritorno a Nola.

      In memoria di quell'avvenimento i nolani, nei secoli, hanno tributato al Vescovo Paolino la loro devozione, portando in processione ceri e fiori, prima su cataletti, poi su apposite costruzioni, infine su torri piramidali che dal 1800 hanno assunto l'attuale altezza di 25 metri ed oltre, ricoperte di decorazioni in cartapesta, che sviluppano temi storici, religiosi o d'attualità. Con i Gigli attraversa la città una barca, che simboleggia il ritorno in patria del vescovo e dei prigionieri liberati.

      La tecnica per la costruzione dei gigli è antica almeno quanto la festa stessa e si tramanda grazie all'opera di quelle botteghe che per tutto l'anno lavorano alla preparazione di questi monumenti viaggianti. L'ossatura dell'altissima torre è costituita da innumerevoli assi di legno assemblate sapientemente fino a raggiungere quel delicato equilibrio all'insegna della flassibilità che garantirà poi al Giglio una perfetta stabilità quando sarà trasportato nelle strettissime strade del centro storico e per la "ballata", nella piazza del Duomo,dove c'è grande attesa per l'esibizione di resistenza.

      Ogni Giglio rappresenta una corporazione artigianale: Ortolano, Fabbro, Salumiere, Bettoliere, Panettiere, Beccaio, Calzolaio e Sarto.

      Costruire un Giglio costa tra i 150 200 milioni. I maestri di festa coprono le spese ricorrendo alla generosità popolare e ad un pranzo faraonico nel corso del quale centinaia di invitati danno il loro obolo,intorno al milione di lire. Clamoroso è rimasto il caso del Giglio che rappresentava la corporazione del "Fabbro" di qualche anno fa, per realizzarlo fu necessario la cifra record di mezzo miliardo. La sagra che vede la partecipazione di turisti italiani e stranieri ha dato la possibilità a una studentessa pisana di redigere la sua tesi di laurea, oltre seicento pagine, sull'avvenimento, ottenendo i complimenti della commissione.

      


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Napoli, 15/01/2013 ore: 0.53