Gouache Napolitanie

Storia dei guazzi

      Al Circolo della Stampa, il giornalista-scrittore Carmelo Pittari ha parlato delle "Gouaches napoletane" del Settecento e dell' Ottocento, quei magnifici quadri di paesaggi, piazze, marine e luoghi di campagna che ebbero la loro grande stagione ai tempi del Gran Tour degli intellettuali e degli aristocratici europei e che ora rappresentano nei musei italiani e all'estero e nelle collezioni private, preziosi esempi del glorioso vedutismo napoletano, "fotografie" di luoghi che non ci sono più.

      Carmelo Pittari ha spiegato la singolare "chimica" delle gouache e le ragioni che hanno determinato a suo tempo la scelta del pittore tedesco alla corte di Ferdinando IV di Borbone, Filippo Hackert considerato il padre della "gouache napolitaine", nonostante avesse avuto a Napoli illustri predecessori (l'inglese Fabris, il francese Volaire) che però - ha detto Pittari - "non sono riusciti a raggiungere la notorietà e il prestigio del pittore tedesco delle residenze reali".

      La gouache ha preso il nome dalla sua tecnica pittorica. Si tratta, cioè di un quadro eseguito con la pittura alla goauche, una parola francese derivata dall'italiano guazzo: cioè un piccolo stagno d'acqua sporca, torbida. Ed ecco la tavolozza delle goauches: un poco d'acqua addensata con colori stemperati, collanti vegetali, pigmenti; un intruglio misterioso, in un certo senso, perchè poi, nella realtà, ogni pittore ha le sue proporzioni, i segreti della tavolozza; è un intruglio al quale gli artisti aggiungono, qualche volta, un bianco d'uovo, per rendere l'immagine più luminosa. E da questo crogiuolo di colori, il guazzo, hanno preso il nome i quadri stessi. Infatti, le goauches sono anche chiamate "guazzi" tra gli addetti ai lavori, nelle botteghe d'arte, tra i collezionisti. E poi il tutto è stato francesizzato: la gouache, è più chic, internazionale.

      Pittari, con agile stile giornalistico, ha portato i numerosi ascoltatori a rivivere i momenti più significativi della storia dei "guazzi" napoletani e dei loro grandi artefici (D'Anna, Della Gatta, Fergola) e di altri più modesti, dagli anni del maggiore fulgore determinato dagli illustri turisti del Gran Tour, quali il Goethe o l'Abbate di Saint Non o Stendhal, sino agli anni della decadenza, dell'inoltrato Ottocento, del turismo di massa, della produzione di gouaches in serie.

      


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Napoli, 15/01/2013 ore: 0.54