L'oro rosso

Il corallo come amuleto

      Con il corallo abilissimi incisori, servendosi di lime, bulini e archetti riescono a produrre autentici capolavori. Dalle collane, agli orecchini, agli anelli, alle spille, ai bracciali. I maestri di questa particolare lavorazione sono di Torre del Greco, considerata la capitale del corallo, del cammeo, della pietra lavica e della madreperla. Circa diecimila persone lavorano nelle cinquecento piccole aziende, in gran parte a conduzione familiare.Il fatturato annuo si aggira intorno ai duemila miliardi.

      Nel corso dei secoli il corallo è stato considerato non solo pietra preziosa ma anche medicinale, amuleto, moneta. In India, ancor oggi, viene usato come ingrediente per una miscela afrodisiaca: la "Kusta", a base di miele, mentolo, spezie varie e corallo polverizzato.

      Il corallo per la sua bellezza, per le leggende legate ai suoi poteri, per la difficoltà nel conquistarlo, ha sempre avuto un prezzo elevato. Oggi per la maggior parte proviene dall'estero. Il costo dipende dalla qualità e dal diametro dei rami. Il corallo più comune è quello rosso; più prezioso è color rosa o bianco. Quello di buona qualità deve essere compatto. Senza forellini o lesioni.Il colore deve essere quanto più uniforme possibile. Si vende, in genere, a chilo e si divide in "Partita", "Barbaresco" e "Terragno". Il prodotto finito rimane inalterato nei secoli.

      La storia della pesca e della lavorazione del corallo risale all'età preistorica. Le prime notizie si hanno intorno al 1400 quando la pesca era praticata da "umili pescatori con ardimento da giganti", che per difendersi dai pirati, nel 1639 diedero vita a una società di mutuo soccorso "Il Monte del marinaio". Uno studioso della nobile arte aggiunge che Carlo III di Borbone nel 1739 trasformò la Società in Codice corallino.

      Il corallo appartiene al regno animale. La colorazione è dovuta alla presenza di ossido di ferro. Si sviluppa sui fondali rocciosi, soprattutto in luoghi riparati, alla profondità di 50-150 metri. Sono un centinaio i sommozzatori professionisti che si spostano da un capo all'altro del mondo, e rinnovano con attrezzature moderne e sofisticate l'antica tradizione di Torre del Greco.

      "Al mattino quando si parte", raccontano i sommozzatori, "si vive un momento di forte tensione. Nessuno parla perchè si è consapevoli di ciò cui si va incontro. Quando giungiamo sul luogo dell'immesione, ripetiamo antichi gesti scaramantici, quasi propiziatori. Ci immergiamo e iniziamo a muoverci come automi. Precisi, compiamo tutte le operazioni necessarie a salvaguardare la nostra vita.

      Il momento di maggiore difficoltà lo viviamo nel passaggio a profondità superiori ai settanta metri, perchè in quei momenti l'ossigeno diventa tossico e fa calare i riflessi". La risalita è la fase più rischiosa, dura dalle due alle sei ore. Dobbiamo stare molto attenti ai tempi della decompressione. Un monile lavorato e pescato in fondo al mare può costare oltre cento milioni.

      Torre del Greco vanta, come accennato, anche la lavorazione del cammeo, l'80 per cento della produzione mondiale proviene da questa cittadina alle falde del Vesuvio.

      Gli americani adorano le conchiglie scolpite, come ogni oggetto artistico italiano che abbia qualche suggestione classica. Lo stesso dicasi degli inglesi. Con tedeschi e giapponesi il discorso diventa forse più qualificante; hanno un senso innato del bello classico, composto, e lo sanno apprezzare. Sono tra i migliori acquirenti di cammei artistici.


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Napoli, 23/01/2013 ore: 0.03