Real Casa dell'Annunziata
I "figli della Madonna"
La ruota della vergogna è ritornata a girare ma non per accogliere i figli della colpa, come si diceva un tempo. Dopo mesi di restauro, a cura dell'associazione Incontri Napoletani, è possibile rivivere l'atmosfera di un'istituzione che risale ai primi anni del 1300.
La ruota non è altro che una buca quadrata nel muro, attrezzata con un tamburo di legno ruotante su dei cardini, che collegava l'esterno alle sale della Casa Santa dell'Annunziata dove venivano abbandonati i piccoli garantendo l'anonimato a chi li depositava.
Rigirando la ruota, dall'interno, alcune donne che vegliavano giorno e notte, raccoglievano il neonato che sarebbe stato poi allevato nell'ospizio.
Considerata un progresso al momento della sua istituzione, la ruota è stata per molte migliaia di esseri umani l'anticamera della morte, ma per altri, gli "esposti" che sopravvivevano, la via d'accesso ad una vita rispettabile.
Nei secoli passati, la miseria era tale che alla "ruota" venivano portati anche bambini di 8-10 anni e per farli passare attraverso la buca che è larga meno di un palmo, li ungevano con olio, ma nonostante questo, i corpi straziati riapparivano all'interno con le articolazioni fratturate se non peggio.
Secondo la tradizione, due nobili napoletani, i fratelli Nicola e Giacomo Scondito, per sciogliere un voto fatto durante un periodo di prigionia, fondarono una Chiesa con annesso ospedale fuori le porte della città, in un posto conosciuto come "Il malpasso", perchè frequentato da malviventi e prostitute.
La Pia Opera, era destinata ad accogliere infermi poveri. I due fratelli, assieme ad altri gentiluomini, istituirono una confraternita e, in giorni prestabiliti, uscivano in processione per pregare insieme al popolo che li seguiva.
Una sera, rientrando i confratelli rinvennero sui gradini della chiesa un bambino abbandonato. La commozione fu tale che uno di loro decise di adottarlo. Divulgata la notizia del ritrovamento e dell'adozione accadde che, spesso, in quel posto, di notte venissero abbandonati bambini.
Da qui la decisione di lasciare aperta, di notte, una sala dove i fanciulli potevano essere depositati al coperto. Nel 1343 la regina Sangia di Maiorca chiese alla pia istituzione di trasferirsi in un altro convento, più spazioso poco lontano, dove fu istituita la ruota.
Ai "figli della Madonna" veniva dato il nome del Santo del giorno e il cognome di Esposito derivato dal fatto che essi venivano "esposti" al pubblico, per consentirne l'eventuale adozione da parte di persone che ne facevano richiesta, cosi come pure venivano "esposte" le ragazze, che raggiunta l'età da marito, il 25 marzo, festa dell'Annunciazione di Maria, venivano radunate nel cortile della Santa Casa per essere presentate agli scapoli, i quali potevano sceglierne una gettandole un fazzoletto che la prescelta poteva raccogliere in segno di adesione al matrimonio.
Tra alterne, ma pur sempre tristi vicende, la ruota ha svolto questo ingrato compito fino al 1875, anno in cui fu abolita. Rimase la funzione di brefotrofio fino a quando nel 1980 gli ultimi venticinque bambini non vennero trasferiti in altri istituti.
La storia della Real Casa dell'Annunziata è stata raccontata, recentemente da Maria Teresa Iannitto in un bel libro di nove capitoli, dal significativo titolo "La ruota della vergogna", pubblicato da Colonnese.
Attraverso la "buca" della Santissima Casa dell'Annunziata è passato pure un grande artista napoletano. Il giorno 16 luglio 1852 mani ignote deposero nella "ruota" un corpicino: quello dello scultore Vincenzo Gemito che "una divina follia tenne più vicino alla bellezza che non alle miserie della vita" come recitano le parole incise su una lapide in suo ricordo.
Ora della Santissima Casa dell'Annunziata rimane la chiesa aperta al culto e l'ospedale che svolge funzione di maternità e pediatria con il reparto immaturi e la scuola per puericultrici. Studiosi sono a lavoro per rimettere ordine nell'archivio della pia istituzione che consentirà un arricchimento della storia di Napoli dal 1300 al 1900.