Lettere inedite di Giuseppe Marotta nel libro di Salvatore Maffei

Sogni, delusioni e sconfitte di Marotta

      Dal libro di Salvatore Maffei “Sogni, delusioni e sconfitte nelle lettere inedite di Giuseppe Marotta” l'ultima pubblicazione realizzata dall'Emeroteca-Bibliotreca Tucci di Napoli, in edizione, come sempre, fuori commercio destinata a biblioteche, istituti culturali e studiosi) viene fuori un documento inedito della Repubblica sociale italiana: il rapporto segreto contro Marotta inviato al ministro Fernando Mezzasoma presso il Ministero della cultura popolare a Salò dal funzionario della direzione generale di Venezia dello stesso Minculpop Cristoforo Mercati, il cui nome d'arte e di collaboratore del fascismo repubblichino era “Krimer” . Di questo Mercati ( nato a Viareggio nel 1888 e morto nel 1977) fino a novembre del 2004 si era saputo ch'era stato soltanto un giornalista, un pittore e uno scrittore. Poi con l'uscita de “Le spie del Regime” di Mauro Canali si era appreso che l'artista toscano era stato anche un informatore della polizia politica fascista. Ma due anni prima, l'Emeroteca-Biblioteca Tucci aveva acquistato presso una libreria antiquaria di Lucca una cartellina gonfia di rapporti, lettere e altri documenti inediti della Repubblica sociale italiana. Il prezioso materiale era andato ad arricchire il fornito archivio della “Tucci” nella cui sede, presso il Palazzo delle Poste di Napoli, vengono preparate ogni anno circa duecento tesi di laurea e di dottorato di ricerca grazie a un patrimonio di novemila collezioni di quotidiani e riviste degli ultimi cinque secoli, molte delle quali mancanti alle altre biblioteche.

      Il carteggio conteneva, però, anche la prova di denunzie occultate per salvare giornalisti a rischio. Valga come esempio la segnalazione inviata dal vicesegretario del Partito fascista repubblicano, Giuseppe Pizzirani, il 20 febbraio 1944 a Tommaso Riccardi, capo della Delegazione di Roma del ministero delle cultura popolare, in cui si affermava che “alla redazione del Popolo di Roma vi sono molti imboscati ostruzionisti: Giorgio Lourier, ex ufficiale dell'aeronautica sospeso per sei mesi dal grado perché accusato di aver ceduto alla Svizzera segreti militari e assolto successivamente per intervento di alte personalità politiche, Gorresio, redattore capo, figlio di un generale, Di Marzio ufficiale fuggiasco, Scalero Liliana che percepisce elevato stipendio occupando il posto di uomini”. Il Riccardi quella denunzia non la ricevette mai perché ad occultarla ci pensò Gustavo Gatti, un ex redattore del “Messaggero”, divenuto funzionario del Minculpop. Egli fece sparire anche altre segnalazioni.

      All'ufficio romano del ministero che governava giornali e radio, il ministro Ferdinando Mezzasoma aveva da Salò inviato per urgenti indagini il rapporto nr. 180 del 18 febbraio 1944 riguardante Giuseppe Marotta che a quel tempo svolgeva mansioni di condirettore della rivista “l944”, edita a Roma dalla Società Airone. La delazione era firmata da Krimer. Fu lui a rivelare a Messazoma che Marotta dopo il 25 luglio 1943 aveva pubblicato un articolo inneggiante alla libertà sulla rivista “Film”. Il ministro avviò l'inquisizione e Marotta fu costretto alla latitanza, dopo aver fatto riparare la famiglia in Piemonte.

      Questa e altre vicende sono raccontate nel libro di Maffei che contiene un saggio introduttivo di settantacinque pagine seguito da cinquantanove lettere scritte da Marotta tra il 1926 e il 1963 al medico e critico letterario Mario Capocaccia, direttore dell'ospedale San Martino di Genova, alla moglie Pia Montecucco, a Guareschi, Zavattini, Flora, Franciosa, Grana e da undici lettere scritte a Marotta da Accrocca, Fabretti, Cavallari, Gedda, Ghirelli, Lattuada, Monelli, Patti e Vajro. L'epistolario è arricchito con venti rare fotografie.

      Sconcertante è l'attualità di certe lettere. In una del 1944 Marotta scrive: “L'umanità sembra impazzita, non si sente parlare che di odio, da nessuna parte si vede una mano tesa, da nessuna parte ci si rende conto che siamo tutti innocenti e tutti colpevoli, che la ragione e il torto non vanno mai separati”.

      Le ampie note di Maffei alle lettere guidano il lettore nel labirinto editoriale della stampa periodica milanese dalla metà degli anni Venti alla fine degli anni Quaranta e nel tormentato mondo del cinema e della musica leggera.


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Napoli, 23/01/2013 ore: 12.59