Isso, Essa e 'o malamente
La sceneggiata, lo spettacolo dei poveri, dove a vincere era sempre il più debole, ormai non viene più rappresentata.
I maggiori interpreti di questo genere hanno deciso di dare forfait Oltre duecento attori e comprimari sono senza lavoro e affollano la Galleria Umberto, in attesa di un risveglio dell'attività.
Da sempre la sceneggiata ha tenuto banco. Riprendendo canzoni di successo o di fatti realmente accaduti si imbastivano storie succulenti di tradimenti e di sopraffazioni.
L'apice del successo si ebbe nel 1970 con il trio Ippolito-De Crescenzo-Merola. La città pur non disponendo di un teatro stabile, aveva nel teatro Duemila un punto di riferimento.
I Da Vinci, padre e figlio, i Mauro, i Trevi facevano il tutto esaurito e non solo all'ombra del vesuvio. In Puglia, in Sicilia, a Milano, Torino spesso i biglietti si compravano alla borsa nera.
Al Nord, sulla spinta di un clamore forse eccessivo e di una pubblicità troppo a buon mercato, il pubblico impazziva per Merola, l'indiscusso " Re" del vicolo; per i due Da Vinci, il più piccolo aveva appena dieci anni, protagonisti di un incessante "Dinasty" ambientata a Forcella; per Pino Mauro e per Carmelo Zappulla, il siciliano che aveva portato sul palcoscenico la tragica storia della sua vita.
" Papà è Natale " interpretato dal piccolo Patrizio, ucciso qualche anno dopo da un'overdose, incassò miliardi. Altrettanto per " 'a pagella", trascrizione in napoletano della commedia "Un borghese piccolo, piccolo" e interpretata da Mario Trevi nelle vesti del padre giustiziere.
Isso, Essa e 'o malamente costituivano i personaggi chiave di una formula che, attingeva alla storia vera della Napoli dei vicoli, malavitosa.
Dopo i primi sintomi della crisi, nessun big vuole correre più rischi di recitare nei teatri semivuoti. Nè gli impresari se la sentono di investire in un genere ormai consunto. I maggiori interpreti sono passati alle feste di piazza e ai matrimoni, ove i chaches per due o tre motivi ruotano intorno al milione di lire.
Gli anni d'oro, quando Mario Merola, faceva discutere sociologi e scrittori sul suo successo, sono ormai ricordi sbiaditi.
Come quando in Galleria gli impresari si facevano leggere decine di copioni da improvvisati commediografi e si contendevano, le "mamme" più amate e i generici più odiati.
La sceneggiata oltre che dal popolino veniva seguita anche dai "guappi" che spesso rivivevano sulle scene le loro gesta, gli interventi pacificatori.
Oggi con le "famiglie" allo sbaraglio sarebbe difficile rappresentare una storia.