Fantasiosi oggetti onoravano le prosperose
forme della regina Maria Antonietta di Francia
Museo cercasi. Più di mille tazzine, cento macinini, centocinquanta caffettiere, manifesti e segreti tramandati per secoli sulla preparazione del caffè, aspettano di essere collocati in una sala di un museo come testimonianza di un'abitudine e di una intera cultura che risalgono al tempo della presa di Costantinopoli da parte dei maomettani.
Alla storia del caffè e a collezionare tutto quello che riguarda l'aromatica bevanda si è dedicato un siciliano trapiantato a Milano.
Il prof.Capodici oltre ad aver pubblicato un volume enciclopedico sul "bruno elisir di lunga vita", ha messo insieme migliaia di oggetti, fra i quali spiccano tazzine di ogni tipo.
Quando, nella prima metà del '600, il caffè fu introdotto in Occidente dalle regioni del vicino Oriente, continuò ad essere consumato in ciotoline prive di manico, come si usava, e ancora si usa, in quei paesi.
Con l'affermarsi delle manifatture di porcellane anche in Europa, dopo che queste ebbero carpito dall'Oriente il segreto della lavorazione, le fabbriche francesi, tedesche e italiane fecero a gara nel produrre "servizi" sempre più preziosi.
All'inizio le tazze da the e da caffè erano simili. Intorno alla metà del '700 queste ultime presero una propria fisionomia, con una forma allungata e ristretta, un manico (talvolta anche due) e un piattino. L'abbinamento alla porcellana o altri nobili materiali, le decorazioni e la varietà dei modelli hanno fatto della tazzina un oggetto di prestigio.
Si va dalle grazie del rococò alla sobria eleganza dello stile impero, alla ricchezza del liberty, fino alle forme contemporanee solenni e snelle, prodotte anche dalle manifatture italiane.
Le più famose sono Doccia, Vezzi-Venezia, Capodimonte, Faenza, Bassano del Grappa, Caltagirone, Deruta, Città di Castello. Tazzine di caffè preziose e curiose se ne trovano a iosa nella storia. Dai forni della "Real Fabbrica di Capodimonte", voluta dai Borboni nel 1738, uscivano pezzi perfetti e ad essi conferiva una leggiadria sempre maggiore il doratore Giovanni Casarini, delicato e geniale miniaturista proveniente dal Nord.
Nel 1749 Carlo III di Borbone lasciava Napoli per ereditare il trono di Spagna e con lui salparono dal molo Angioino tre tartane, sulle quali avevano preso posto tutti i "cervelli" della "Real Fabbrica" e casse ricolme dei migliori servizi; un ingente quantità di pasta porcellanica e utensili, studiati negli anni per la modellatura dei pezzi.
Alla corte di Francia se ne usavano alcune dedicate alla bellezza femminile: il caffè si serviva in tazze che evocavano le prosperose forme del petto della bella Maria Antonietta. Si conoscono poi tazze da caffè in modo da impedire ai baffi di sporcarsi; e tazzine "treme bonde", simili a un portauovo, capace di adattarsi al tremore delle mani delle persone anziane.