Osservare, esplorare, assaporare e riflettere sull'importanza economica e sociale che la vite assume per la comunità castelvenerese. Il tutto attraverso una partecipazione attiva alle varie fasi del ciclo di produzione del vino. E' questo il senso del progetto 'Dalla vite al vino - Giovani in campo', che coinvolge il Comune di Castelvenere e la Scuola secondaria di primo grado dell'Istituto comprensivo 'San Giovanni Bosco'.
La scorsa primavera, alla presenza della dirigente scolastica Maria Ester Riccitelli e del sindaco castelvenerese Mario Scetta e con il contributo degli alunni si provvide a mettere a dimora, nelle aree verdi che circondano il plesso scolastico di via Scavi e l'area antistante la chiesa della Madonna della Seggiola, ben cento barbatelle. Tra le tante varietà coltivate a Castelvenere si è data la preferenza alla camaiola e alla falanghina, perché uve autoctone e di gran pregio.
«Questa iniziativa lanciata con l'Istituto comprensivo - dichiara il sindaco Mario Scetta - mira a far comprendere l'importanza della risorsa uva nell'ambito della nostra vita economica e sociale. Con grande piacere stiamo constatando come i ragazzi mostrino grande interesse nell'apprendere come nasce il vino. A renderci ancora più orgogliosi è il fatto che quella che stiamo portando avanti è un'iniziativa pioneristica nell'ambito delle collaborazioni tra il mondo della scuola e quello delle istituzioni. Il nostro progetto rappresenta, infatti, il primo del genere in Italia, che offre agli studenti la possibilità di ripercorrere, nella sua completezza, il percorso che vede nascere quel prezioso dono della terra che si chiama vino. Rispettando i limiti imposti dalla legge, che vieta l'uso del vino ai minori, purtuttavia si produrranno delle antiche preparazioni che i ragazzi potranno consumare. E' il caso del mosto cotto che prepareremo in piazza in uno dei prossimi eventi. Un modo per far conoscere - non non solo ai ragazzi - un prodotto unico, la cui produzione è ormai portata avanti solo da qualche anziana massaia».